Sull’Appennino romagnolo, a Modigliana, un artista ha disegnato le colline dove sorgono le vigne, un pittore naif ha impastato la terra per formare il colore, uno scultore antico ha modellato l’uva. Qui, negli anni settanta sorge Ronchi di Castelluccio, la prima esperienza vinicola di qualità della Romagna da singola vigna.
La brezza del mare Adriatico accarezza la fitta vegetazione boschiva che cresce su un terreno formatosi milioni di anni fa con la calcificazione di sabbie (le arenarie) e di argille (le marne), visibili a occhio nudo. Ma quando la nebbia inonda la Valle Acerreta, si vedono spuntare come isolotti le cime delle colline, offrendo agli occhi uno spettacolo incredibile.
“I ronchi”, da cui prendono il nome i vini, appezzamenti di terreno di circa 1 ettaro o poco più, strappati al bosco e circondati da una ricca vegetazione per permettere alle viti di assorbire tutto ciò che gli umori della terra producono. Ne nascono vini straordinari, anticonformisti, capaci di attraversare il tempo: i Ronchi.
Le uve Sangiovese e Sauvignon Blanc vengono lavorate in cantina con i metodi di un tempo, uniti alla sapienza di oggi.
Ronchi di Castelluccio è la storia della rinascita di un mito enologico grazie all’ambizione dei fratelli Aldo e Paolo Rametta,
che nel 2020 hanno raccolto con coraggio e spirito innovativo la sfida di questi luoghi.
La lettura dei suoli e della flora della vallata di Modigliana, in cui si colloca Ronchi di Castelluccio, fornisce elementi lampanti sulla selezione dei terreni da strappare al bosco: ne deriva una collezione basata sull’irripetibilità.
Il territorio di Modigliana è un grande libro scritto milioni di anni fa. Noi vignaioli abbiamo il compito di raccontare questa lunga storia attraverso il nostro vino, lasciando che il territorio si riveli, un sorso alla volta.
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